27 maggio 2007

Warvate Kanderao, qualche foto

Aratro

Una compagnia locale di sementi e fertilizzanti impartisce 'lezioni' ai contadini sulle migliori pratiche agricole da adottare

Nei campi
Chili
In casa (notare poster comunista ll'incontrario!)
Raduno comunista



Correggendo i questionari completati nella casa del 'sindaco' (Sarpanch)


Interviste. Da sinistra: Sneha, Kalyani, Vikas (e l'intervistato)
Interviste 2. Bhagwan e Aparagita.Donne all'opera con i chapati (lavoro che ovviamente non verra' considerato tale dalle statistiche ufficiali)
Uomini a tavola prima di un matrimonio


Le difficolta' incontrate nel cercare connessioni internet continuano, ma la cosa ha smesso di stupirmi. Per qualche strano motivo mi ero convinta che 'la rete' arrivasse davvero dappertutto, una sorta di tappeto steso sul mondo che ci rende tutti uguali (ed accessibili). Ma anche a Warvate Kanderao, il secondo villaggio delle mie peregrinazioni, tappeti e uguaglianza sono parole utopiche. Nord del Maharastra, Buldana district. Una zona completamente arida, dove meno dell'1% delle terre vengono irrigate. Coltivano cotone (venduto a prezzi eternamente decrescenti, nonostante il largo utilizzo di sementi geneticamente modificate), noccioline (groundnut, le ho mangiate ancora un po, verdi, sono divine..), lenticchie ed altre varieta' locali.


Diversificazione prossima allo zero, terreni sempre piu' asciutti e inproduttivi, frammentazione costante delle proprieta' (ogni figlio maschio ha diritto ad una fetta uguale di eredita' - se il padre coltivava 12, il figlio coltiva 3 o 4, se gli va bene), indebitamento sistematico dovuto a rendite sempre decrescenti sono i principali problemi che affliggono la zona.


A differenza di Dungharia, il primo villaggio nelle colline del Rajasthan (dove vigeva una divisione sociale di tipo tribale), a Warvate il sistema delle caste e' una realta' preponderante. I commercianti vivono in enormi castelli di cemento dipinti di brillanti blu e rosa, i contadini si possono permettere una casa di fango e pietre, i braccianti vivono in catapecchie di paglia e fango che vengono distrutte all'arrivo del primo monsone.


Esiste pero' una strana forma di uguaglianza all'interno del villaggio - la presenza costante di enormi poster di bambini bianchi come il latte, con riccioli biondi da spot pubblicitario. Loro ridono, i denti da latte bene in vista. Alle loro spalle scritte inquietanti ('god is always with you', o meglio, 'don't adapt your dreams to your powers, but your powers to your dreams').. In seconda posizione, immagini di pagode giapponese, seguite dalla sempiterna cascata idillica immersa nel verde, ricordo costante dell'acqua che qui non c'e'.


RITRATTI




26 maggio 2007

Dungaria

Le immagini possono dire molto piu' che le parole.

Coltivazione di Mung



Donne manovali (costruzione di una strada sotto il programma statale NREG, fonte primaria di reddito nella zona)

25 maggio 2007

Ennesima foto di gruppo (loro le amano) con alcune co-lavoratrici e donne del villaggio
Durante le interviste (quella in rosa sono io)


11 maggio 2007

Post-pulman

Quando ho detto che un pulman mi stava aspettando non credevo di scomparire dieci giorni nella giungla..
Ed invece siamo stati trasportati in un mondo parallelo, dove l`elettricita` e` una parola che fa ridere e dove esiste solo la sussistenza, a momenti nenache il baratto. Non esistono affitti, non esistono rendite: se per caso hai `troppa' terra e non hai i soldi per coltivarla, la regali a qualcun`altro.
Quattro ore a sud di Udaipur (sud del rajasthan), in mezzo alle montagne, lungo la scalanatura di un fiume in secca. Dormivamo in un paesino, sveglia alle cinque in punto, in jeep alle sei meno un quarto, trenta minuti di strada sterrata, poi trenta minuti di cammino.. poi interviste senza fine (per gli intenditori: Chambers sarebbe stato quasi fiero di noi..).
Non so da dove cominciare per descivere, mi sembrano passati secoli da quel 22 di Aprile che mi ha vista partire, secoli dalle ansie e dai mal di pancia dei primi giorni.
Il progetto e` folle, ma fattibile. A Dungaria (il villaggio che abbiamo finito di intervistare ieri) c`erano 120 nuclei familiari. Ognuno con un piccolo appezzamento di terreno arido e pieno di sassi (ci vogliono 24 giorni lavorativi per liberare un campo di tre bigha - circa 1 ettaro e mezzo - dai sassi), ognuno con una famiglia di bambini denutriti alle spalle. Nove, dieci, undici figli per famiglia. Nessuno va a scuola (il maestro del villaggio e` sempre ubriaco e non si presenta in classe, e comunque il villaggio e` cosi` sparso per le montagne che alcune case distano piu` di cinque kilometri dalla scuola), nessuno ha un bagno, una pentola con cui cucinare o un piatto su cui mangiare. Gli alberi, in questa zona, non hanno nomi: si chiamano solo 'l`albero dalle foglie da piatto', 'l`albero dalle foglie per pulirsi il sedere', `l'albero dalle foglie per fare l`alcool` (particolarmente pregiate, ovviamente).
Le donne camminano 26 kilometri (andata e ritorno) verso il villaggio 'vero' (con strada non sterrata) piu` vicino, partendo a mezzanotte e tornando la mattina dopo entro l`ora di pranzo, solo per vendere un fascio di legna per trenta rupie: cinquanta centesimi di euro.
Sono stanca, ma felicissima. Alcuni giorni andavo con gli altri a fare le interviste (annotando i commenti marginali), altri rimanevo nel villaggio base a correggere tutti i questionari,verificando che non vi fossero incongruenze e inesattezze - massacrante, ma favoloso - mi sembrava di infilare il naso nella vita di un mare di facce che pian pianino assumevano un colore, una personalita`.
Ora sono ad Ahmedabad, in Gujarat. Ed ancora una volta e` finito il mio tempo al computer..

La prossima volta provero` a scrivere con un intervallo piu` breve (anche per facilitare le descrizioni, cosi` e` una pura follia).

p.s. Ho imparato a mangiare il mango senza sporcarmi le mani. Sono queste le vere conquiste indiane.
Sul treno il giorno dopo averli conosciuti (24 ore di viaggio tra Calcutta e Delhi) - quella verde e Sanoval, dietro di lei si intravede Sudip.
Il gruppo al completo (foto scattata ieri). Where is Waldo??

Sonno sonno che vai pe` le mura (sonno pomeridiano, la notte dormiamo tutti assieme sul tetto)

Passeggiata lungo il fiume (Uday e` appena caduto in acqua, per la gioia di 40 bambini che stavano facendo il bagno..)

Il centro dove siamo stati ospitati i primi giorni, prima di addentrarci nella `giungla` (la chiamano cosi`)

Vecchie foto

Easy rider
Behind the wall

Contenitori in vendita (per portare a casa l`acqua santa del Gange)

Nel fiume

Mucchi di merda (da bruciare durante l`inverno)

2 maggio 2007

meta` di un racconto di un inizio

Scrivere sara` molto piu` difficile del previsto. Ed anche per le foto sara` un problema. Per una volta non sono una viaggiatrice, ma un` ospite in un delicato equilibrio che non contempla ore all`internet point (non ci sarebbe neanche la possibilita` fisica, in realta` - dormiamo in un`oasi in mezzo al nulla del sud del rajasthan), ne` tantomeno le mie ambizioni di fotografa (mi e' stato vietato di fare foto nei villaggi, quindi molte delle foto che pubblichero` non saranno mie, ma del mio capo).
Ho incontrato gli altri membri del team di ricerca - uno strano gruppo che include piccoli indiani con i baffi ed i sorrisi intimiditi, giovani donne in carriera, una splendida trentottenne musulmana nascosta dietro veli verde pisello, piccole ragazzine impaurite, dottorandi presuntuosi..
Il progetto e` piu` complesso di quanto non avessi immaginato, ma sembra decisamente interessante. Venti pagine dettagliate di questionario volte a valutare le relazioni agrarie ed il livello approssimato di reddito nei due stati prescelti: Rajasthan e Maharastra

(......)

devo scappare.. mi attende un pulman con il resto del gruppo - finisco la prossima volta che riesco ad avvicinarmi ad un computer!